Sono ancora giovane, ma mi manca ciò che ero prima che i miei cari iniziassero a volare via scaraventandomi nel mondo degli adulti. Mi manca l’odore della campagna in cui ho fatto il primo picnic della mia vita con i miei nonni, all’uscita da scuola. Mi manca l’odore della colla con cui fissavamo foto sull’album facendo scivolare interi pomeriggi come fossero dieci minuti. Mi manca l’odore di naftalina dei cassetti di mia nonna, del pane che preparava, di quella casa. Mi mancano gli odori, sì. Perché non c’è senso che sia più in grado di scatenare ricordi e riportarmi esattamente a quei giorni. È un senso privato, l’olfatto. Forse perciò mi piace tanto. Nessuno può “rubarti” ricordi. Prova a far immaginare un profumo a qualcuno che non lo conosce, è praticamente impossibile, molto più difficile che far immaginare un paesaggio. Ecco, gli odori sono i ricordi che mi mancano di più, anche perché difficilmente riuscirò a riavvertirli.
Poi, come dice Guccini, mi manca “avere tutto per possibilità”. Mi manca quella sensazione di avere il mondo tra le mani, quando tutto è ancora in potenza di divenire e non già incanalato su binari belli e decisi. Quando, da bambina, non sapevi se voler fare l’astronauta, la veterinaria, la dottoressa, la principessa, la commessa, la parrucchiera e allora eri tutto e niente contemporaneamente. Ora, invece, cosa fare lo so e mi manca quel poter essere tutto e niente.